Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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XXXIV.
[San Floriano. 10 febbraio '16].
Cari, vi scrivo sdraiato al solito sole sotto San Floriano. E questo fia suggel ch'ogni uomo sganni nelle imaginazioni di disagi, sofferenze, pericoli del Ferruccio. Unico disagio in questo momento, forse il caldo; perchè (questo lo dico per dare una ragion di consolazione alla mamma) perchè da qualche giorno sono infagottato come non ero più da mesi; mi sono infagottato, appunto, per mantenermi la mia indipendenza da pastrani e non essere per questo troppo ammirando esempio di stoica indifferenza per il freddo. Sicché giubboncino, camicia di flanella, maglia, doppie calze.... Come se fossi sul Tonale. E come se invece, per i giorni delle colline del Coglio nell' inverno 1916, questo non fosse meccanismo da bagni turchi.... Non tuttavia per le notti, per notti come quest'ultima. Le notti sono insomma invernali, e si passano nel più riposato dei casi sotto la tenda, non di rado come oggi alla bella stella». — In trincea, anzi, si sarebbe dovuto passare questa: non so se «della bella stella» o del bel soffitto», perchè non so se (in trincee) coperte o scoperte; so però, e m'affretto
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (122/271)
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