Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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fatto è che Oslavia e quota 188 furono ri perdute, e oggi, battute dai tiri di interdizione di tutt'e due le artiglierie, non sono di nessuno. Per prenderle, nel perderle, la lotta fu certamente aspra e sanguinosa, e forse aspro e sanguinoso lo sforzo di mantenerle, sin che furono mantenute. Questo alzò il settore di Oslavia a fama di asprezza non troppo inferiore a quella di altri tratti del fronte dell'Isonzo: e se noi si ritenti la conquista delle posizioni perdute o i nemici ritentino la fortuna dell'attacco alle nostre posizioni, può ben darsi che il paese si ridimostri degno della sua fama. Ma di azioni di riconquista sento per ora negare ogni intenzione; e supporre nel nemico intenzione di spingere le speranze e i propositi di fortunata controffensiva oltre quella breve zona che vi si prestava singolarmente favorevole, sarà lecito, ma io non credo di profittar della licenza. Sicché, così restando le cose, la vita di trincea si ridurrà ne' suoi disagi e ne' suoi pericoli a qualche giornata un po' insonne, un po' sollecita, molto noiosa, e all'inibizione di sporgere la testa dai ripari. Perchè lì c'è anche la visita di quelle fuedate che noi nella notte sentiamo, tirate" pacatamente ma ininterrottamente dal solo nemico, quasi per una parola d'ordine di tenerci sempre in rispetto e smorzarci anche colla paura delle fi-schianti pallottole la velleità di passeggiate fuorSalvioni. Lettere dalla guerra. 8
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (125/271)
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