Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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ansia. In realtà è tutt'il contrario. Arriva a farmi poco loquace il poco che ho da dirvi. 0 almeno da scrivervi. Nessun fatto notevole, preciso, che alla mia aridità è soltanto facile argomento di lettera. Del rimanente, che può anzi esser molto, saprei solo discorrere a voce. E aiuta, d'altro verso, il tacer della penna, quella che è oramai la nostra vita. Tutta vita notturna da dieci giorni, di assistenza a lavori di trinceramento, di trasporto di materiali, di pattuglia; sicché il giorno, se anche a nessuno sia dato, e a me meno che a tutti, di rifarsi della notte insonne, rimane tuttavia meno volo alla fantasticheria, più forza alla pigrizia; e tutt'insieme, se non sempre con altrettanto di profitto e soddisfazione, ma insomma le ven-tiquattr'ore sono abbastanza occupate. — Be', aspettando di mangiare con molta fame, vi dico dunque che son vivo e che più .sicuramente che mai ci rimarrò in questi tre giorni', in cui tiriamo la carretta qui a Snezatno fuor delle trincee e di prima e di seconda linea. — Di tutto il resto vi dirò a voce, quando verrò in licenza, se pur verrò. Perchè, svanita quella speranza, che fu una volta quasi certezza, di rivedere l'Enrico, la quale quasi sola mi faceva preziosa la licenza; certo oramai di avere, se l'avrò, questa licenza per ultimo nel reggimento: comincio oramai a dubitare di essere per averla. Ma non vedete in queste parole
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (132/271)
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Snezatno Enrico
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