Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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nessun agrume di dispetto. Mi dispiace davvero di non poter vedere l'Enrico. Del resto sono io stesso che preferisco qualunque incomodo a muovere un dito in atto di procacciante. — Addio.
Ferruccio.
20 febbraio.
Le mie lettere diventano un diario, anzi un orario. Dopo una settimana di silenzio, se mi ci metto, ne scrivo una ogni mezza giornata, per ogni messo di cui mi venga notizia: poi i messi di cui mi è venuto notizia consefcutiva-mente, partono insieme, ed io posso fare delle varie erbe un fascio. — Addio.
Ferruccio.
20 febbraio.
Cari, dopo una notte intera di sonno (la prima da dieci giorni) una giornata di tipo per notte insonne: libera per il sonno. Che vuol dire, il sonno essendo stato soddisfatto, per l'ozio. E per il fantasticare, con il quale mi tengo compagnia con voi. E per lo scrivere. E poi che in licenza parte sempre gente, l'occasione del pronto ricapito raddoppia l'obbligo di farmi vivo. Per dirvi la gran gioia che mi fan sempre le vostre lettere, per ammonirvi che sul conto mio stiate anche più riposata-
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (133/271)
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Enrico
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