Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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rivedere un legionario romano nelle trincee dei fantaccini del 1916, ponendo a un di questi un elmo sulla testa, una corazza sul petto e sulle spalle, e nell'una mano uno scudo e nell'altra il gladium » ch'è la sciabola-baionetta. ila la compagnia più dolce e più confortevole sono sempre il pensiero della guerra e dell'Italia, la vista di Gorizia (pur troppo, in tre mesi dacché siam qui, rimasti troppo soltanto un pensiero e una vista vicino-lonta-na) e il pensiero di voi e la conversazione dell'animo e della penna con voi. Che se poi questa conversazione riunisce voi e l'Italia, allora son desti l'animo e tutta la mente più che mai. Penso a quello che il papà dice del discorso che vorrebbero tenesse e che terrebbe sui ladini.1) Il papà sa come proprio la questione
1i Al padre di Ferruccio era stato rivolto dal Preside del E. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere l'invito di tenere il discorso inaugurale dei lavori del 1917. Quando avesse accettato, si proponeva egli di trattare l'argomento dei ladini. Queste cose scriveva il babbo a Ferruccio, cui quanto i ladini stessero a cuore i lettori già sanno, e gli chiedeva insieme consigli ed eventualmente aiuto.
L'ardente desiderio del figliuolo potè avere attuazione; e cosi il discorso del padre, intitolato Italia e Ladinia, può leggersi ora a pp. 41 segg. del voi. 50.° dei Rendiconti del R. Istituto Lombardo. Xella tiratura a parte, precede al discorso questa dedica : Alla memoria , de' miei figlivoli , Fer-f.vccio ed Enrico , cadvti , combattendo per Italia e Ladinia , in terra ladina, i] Alla loro madre j che li volle edv-
cati a qvella morte.
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (145/271)
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