Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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mie curiosità. La mia guerra, ripeto, è tutt'altra cosa della tua. Io ti scrivo ora da un tavolino di legno in una comoda stanzetta attribuita a me e a Mira in una baracca a Ponte di Legno, tra poco andrò alla mensa in una saletta rivestita di legno in una casa di patrizi paesani; ieri ti avrei scritto o dagli agi di una baita a 1000 metri.......
domani potrà darsi che ti scriva dai trinceramenti o dai cunicoli scavati nella roccia, che sono i quartieri d'inverno tra cime di 2500-2600 metri; e potrà darsi che qualche giorno rinunzi a scriverti per la stanchezza e per il sonno, in cui mi abbia messo qualche giornata di ricognizioni o di guardia su per le montagne. Queste fatiche saranno verisimilmente il massimo dell'operosità guerresca nostra per tutto l'inverno; quegli alti soggiorni nel pieno dell'inverno il più dei disagi. Come vedi, non molto, anche a non voler esagerare nell'indifferenza per le fatiche e le incomodità! Quando io non c'era, qualche cosa di più si è fatto, ma una volta sola, come cosa per sempre memorabile, quello che per voi dev'essere la normale operosità: avanzata, occupazione di trincee e...., pur troppo, ritirata. È ancora in mano degli austriaci un Passo dei Monticelli, che, unico osservatorio nemico sulla nostra valle, ha quell'importanza che sa il vicino di lunghe setti-
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (164/271)
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Mira Ponte Legno Passo Monticelli
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