Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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LII.
[Storo, S dicembre 15],
Mio caro Enrico, sono in guerra anch'io, sono solo, al solito, tra tutta la gente, penso a te, mi l'accio vivo con te. Abbiamo abbandonato il Tonale, dove non c'era più se non da far la guardia, poi che la stagione troppo inoltrata rendeva vano tentare l'unica, e pur modesta, azione di guerra che si imponesse. Ora siamo a Storo. È una borgatella non insipida, un abitato tutto tracce di antica origine, di antica agiatezza, e poiché cosa antica, antico decoro: sprofondato in un anfiteatro di pareti a picco che rammentano la bolgia dantesca. Una fessura che s'apre sulla roccia, una spaccatura che corre tra le rocce sono l'imboccatura e il corso della Val di Ledro, almeno fino al lago d'Ampola. Per questa spaccatura ci awieremo verisimilmente e in essa compiremo le nostre gesta, quando tra qualche giorno verrà la fine del nostro ozio storense e il segno del principio di quell'azione che si viun preparando contro le montagne che dominano la Val di Ledro dal nord, Monte Cadria, Rocchetta. Il possesso dei quali mentre ci darebbe il tranquillo possesso della valle che unisce le Giudicane al
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (167/271)
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