Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni

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      dell'invasione italiana), da questo costone svaghiamo oltre queste colonne l'occhio sulla bella conca di Cologna, dolce e varia, rigata di valli e valloni, coronata di monti coronati alla lor volta di reticolati e di trincee da quei signori (benissimo il Dosso dei morti), fatta interessante da castelli che si dicon romani e da forti che sono certo austriacani: sono più precisamente i forti di Lardaro. E innanzi tutto più vicino di tutti il forte Por, di cui si intravedono le blindate muraglie in chiazze verde-biancastre, scalfitture di quei cannoni che lì non riescono a far di meglio. E i colpi di cannone che dall'una e dall'altra parte rombano, e poi sibilano sulle nostre teste gli uni in cerca delle batterie che scagliano gli altri, sono i fuochi d'artifizio preparati per nostro divertimento. Non per altro, perchè il 7.° non è bersaglio da artiglieria. Sicché si può pensare alle licenze se non come a un ristoro dalle fatiche come a uno svagamento dalla noia: si può anzi pensare con una certezza di andarci quale non hanno quei signori che si vogliono dare il lusso ed il rischio di una guerra troppo rissosa. E anche il tuo Ferruccio ci può pensare, poiché nei tre mesi di soggiorno non necessariamente continuativo in zona di guerra, entrano anche i miei due mesi di guerra navale. E siccome questo nostro servizio prima della licenza durerà ve-risimilmente non meno, ma probabilmente non


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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano
1918 pagine 258

   

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