Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni

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      clima fatato per il quale io non porto mai nè cappotto nè mantellina, ho smesso ogni sorta di sottoveste invernale, e qui, tra gli 800 e i 1000 metri, dopo aver mangiato steso al sole sull'erba, steso al sole sull'erba ti scrivo la mia cartolina. Soffro forse un po' di caldo.... Ma anche di queste cose vai meglio discorrere a voce. Ne discorreremo durante la licenza.... Se tu dunque ci andrai con i primi di febbraio, è cosa sicura che per alcuni giorni almeno le nostre licenze coincideranno: qualche giorno di ritardo, ma non molti, le farebbero forse coincidere per la maggior parte del tempo. Quante cose avremo da dirci! Quante occasioni avrò io di ammirarti e d'invidiarti! E che consolazione daremo tutti e due con la comune riunione, tu col racconto delle tue imprese e della tua operosità, a papà e mamma. Pensiamo a loro, pensiamo alla gioia della riunione, pensiamo alle dolcezze delle vacanze, pensiamo alla benedizione della nostra guerra, nel dirci ora arrivederci ».
      Ferruccio.
      N.B. La cartolina smarrita a cui allude Ferruccio è stata trovata, appunto incompiuta, tra le sue carte, ed è questa:
      Mio caro Enrico, penso a te per amore, penso a te per invidia, penso a te per desiderio di compagnia: e questa volta, se non altro, questo ultimo più egoistico motivo riesce a vincere


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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano
1918 pagine 258

   

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Ferruccio Enrico