Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni

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      vista ridente di quella città, in quella conca, tra quei monti, quei colli. Ma ahi! quei monti e quei colli si chiamano Sabotino, Monte Santo, San Gabriele, Castagnavizza, San Michele! E Gorizia non si ha senza di loro. E loro sono ossi duri che abbiamo ancora tutti da rodere! Ma in Gorizia dobbiamo entrare ed entreremo. La gioia di una tal meta raggiunta, la presa di Gorizia, l'entrata in Gorizia farà certamente chi ci si troverà, felice di essersi trovato, qui alla guerra. Ma se no, caro Enrico, viva la montagna! E viva la guerra di montagna! Fortunato te nel tuo' Cadore! Fortunato te con la tua guerra cadorina! Fortunato te con la tua neve che cadrà, che sarà caduta con la stessa insistenza con la quale qui cadeva la diluviale pioggia di marzo e la stessa insistenza con la quale, dopo alcune giornate torride, di nuovo non passa giorno senza la sua pioggerella d'aprile! Ma che è neve, e non fango! Questo fango viscido che non si dissecca mai negli scavi per asciutto di tempo, e che dopo l'asciutto basta un'ora di pioggia per ricondurre su tutto il paese un mare di palta. Viva la guerra di montagna ancora un po' varia, ancora un po' mossa, ancora lasciante, nei giorni del combattimento, qualche singolarità di compiti ai minori reparti e qualche merito e qualche gioia di propria attività e propria capacità guerresca ai minori comandanti, e nella vita


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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano
1918 pagine 258

   

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