Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni

Pagina (194/271)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      - 18:2 -
      Talmente un bellissimo sfaccendato; e sarebbe vergogna se almeno non rapisse al papà l'incarico di ringraziarti per la gentilezza che gli fai interessandoti della sua salute, e non prevenisse l'Enrico nel dirti il suo orgoglio che tu pensi sempre a lui.
      Anch'io penso sempre a lui che. è in Cadore, su a più di duemila metri, tra montagne altissime e magnifiche, e abita in una buca che nel tempo che può si adopera a rendersi comoda e calda quanto più può, e lavora a costruir trincee, e sente e spara il fucile e il cannone; e insomma è alla guerra. Penso a lui, come fai anche tu, mio bravo Stefani no, non con ansia (chè qualunque cosa gli accada non può esser male, poi che viene da questa guerra) ma con invidia.
      È però un'invidia più cocente e un po' meno lieta della tua, caro Stefanino. Questo bello officiale che si chiama Ferruccio, è vissuto un anno con tutto lo spirito nell'invocazione e nell'aspettazione della guerra, e finalmente l'ha vista venire, e finalmente, proprio il giorno della dichiarazione di guerra, è partito e credeva per la guerra e ardeva tutto. Invece lo attendevano un sobborgo di Brescia, due mesi d'ozio e di lettura della guerra sui giornali, poi un cai-retto sotto il quale s'è andato a rompere gambe braccia e testa. E babbo e mamma sono stati quasi tre settimane dinanzi al loro


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano
1918 pagine 258

   

Pagina (194/271)






Enrico Cadore Stefani Stefanino Ferruccio Brescia