Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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caro sospeso tra la vita e la morte, poi tra la ragione e la pazzia. E ora, queste tre settimane delle quali non ricordo più nulla di nulla, le debbo rimpiangere come il mio solo tempo felice; ora che sono miracolosamente rinato, che mi hanno meravigliosamente raggiustato, che quasi mi potrei dimenticare di essere andato in pezzi; ma che sono a riposo per tre mesi, e poi resterò invalido, e la guerra continuerò a conoscerla, come te, dai giornali, io che sono un italiano di vent'anni e per di più un bello officiale.... Non ti pare che ci sarebbe quasi da perdere il buon umore, se non fosse dover nostro di non lasciarci turbare da contrarietà, e non fosse, questo, dovere facile per sventati come il tuo Ferruccio 9
Certo tu mi intendi bene, che hai sì solo sei anni, ma pensi sempre all'Enrico che spara i cannoni, e come dici, ti piacerebbe pure uccidere un cane, e insomma hai sangue di uomo nelle vene.
Ma dimmi, che cosa intendi propriamente con quel piacerti di uccidere un cane ? Un cane da quattro gambe ? Non può essere un gusto simile, in te che sei un bello e buono e assennalo ragazzetto, e sei cugino di quel bello officiale che si chiama Ferruccio, il quale ha per amici cari tutti gli animali, dagli elefanti alle formiche, all'infuori delle mosche soltanto; e anche queste non le maltratta a coscienza
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (195/271)
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Ferruccio Enrico Ferruccio
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