Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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tranquilla neanche nei momenti di furore; in te poi che di cani hai, se non altro, sempre sott'occhio quel nostro impagabile Paddy.
Allora sarebbe un Austriaco il cane ? Sei nello stesso tempo troppo e troppo poco gentile con l'Austriaco. Troppo, perchè gli dai come titolo di spregio il nome di un animale che si è sempre in dubbio, se non sia migliore amico che un uomo; troppo poco, perchè dai all'Austriaco un titolo di spregio, e lo 'vuoi uccidere, lo odii insomma. Ma io, del quale non c'è italiano più ardente, non odio l'Austriaco. Mi contento di amare l'Italia. Alla quale ho invocato la guerra con tutta la passione dell'animo per mille ragioni. E tra esse è anche, e principale, questa: che nella guerra si soffre e si uccide, e si è uccisi. Perchè di una scuola di coraggio, di sacrifizio, di costanza hanno bisogno dopo molta pace gli uomini e la nazione. E l'Italia ne aveva molto bisogno. E la grazia è venuta. Ma gli Austriaci che ci stanno di contro, combattono o per la disciplina o per amore della loro patria anch'essi. Come potrei dir loro una mala parola o Idesiderar loro il male per il male ? Questa è la santità della guerra, nella quale gli ignoranti vedon barbarie, e questo è in essa la maggior fonte di bene: che in essa oggi milioni di uomini faticano e soffrono e si fanno uccidere e uccidono senz'odio, ma per amore e per dovere, per
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (196/271)
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