Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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amore della patria e per il dovere di servirla a qualunque prezzo. Oh come sarei felice io delle mie ammaccature, se mi fossero toccate combattendo, e se anche non mi fossero state accomodate così per bene! Oh la gioia, con la quale afferrerei la fortuna, se mi fosse stato dato ora di andarmene in guerra, pure al prezzo di tutt'e due le gambe e di tutt'e due le braccia !
Ma pare che il bello officiale che si ^chiama Ferruccio sia quasi diventato un frate predicatore. Quanto sermoneggiare! Si contenti il bello officiale, per la guerra di cui non può raccontar nulla, di congratularsi col bravo cugino che ci prende tanto interesse; e di assicurare i suoi sei anni che a veni'anni per un bravo italiano ci sarà sempre qualche cosa di interessante da fare. E cerchi poi invece il signor officiale di raccontare al suo Stefanino qualche cosa d'interessante davvero se l'ha, ila non l'ha. Uno che passa le giornate a mangiare bere e dormire e squadernare qualche libro, che, portato sopra un bel lago tra belle montagne, se ne sta fermo o si muove solo sul piroscafo, che cosa può dire di bello ? Tutt'al più le carezze che fa ai gatti. E se no, gli può soltanto rinnovare parole di affetto per lui, per la mamma, il papà, i nonni, e poi pregar lui di dire, di scrivere belle cose.
Tu dunque che vivi nella nostra vecchia Bel-
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (197/271)
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Ferruccio Stefanino Bel-
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