Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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te e tanta sollecitudine aveva prodigate per me; con tutto l'animo ringraziavo chi aveva tolto dalla desolazione i miei cari.
Ma io non Ipotevo tuttavia esser lieto. Non mi potrei mai abituare ,a vedere che quando c'è la salute c'è tutto; ed ora mi vedevo reso a una vita che già ;non mi era molto cara, quasi fatto invalido, e per essa allontanato jda .quella guerra nell'attesa della quale ero vissuto dieci mesi, per la quale avevo creduto idi partire, nella quale non mi sarebbe mai pesato di perdere qualunque pezzo di osso e Idi carne mi fosse toccato. Invece da una fortuna, che tocca a un paio di milioni di italiani, io dovevo essere tenuto lontano, esser tuttavia guasto da un saggio mio proprio di stupidità, ed ora, dopo essere passato vicino alla liberazione da tutto, rinascer di tanto da poter anche seguire da lontano quella tal guerra e seguirla anche in condizioni abbastanza buone, perchè non potesse essere morto del tutto il dispetto di non prenderci parte.
Ma no: grazie a Lei, signor capitano, io sono tutto quel di prima, e a quella guerra io sono tornato. Ella si rallegrerà del perfetto fine a cui ha condotto l'opera sua, e insieme, nella sua bontà, anche della gioia a cui ha condotto me; per me è parte di questa gioia pensare che, se non da altro, almeno dalla grandezza stessa del bene che mi ha fatt,o
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (200/271)
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Ipotevo Idi
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