Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni

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      tranquillarvi sulla mia sorte. Anche Barzini ha scritto con sufficiente esattezza del fronte nostro sul Corriere.1) anzi quegli accampamenti simili a formicai di cui parla son proprio i nostri. Sicché, ora che la comodità di farlo è maggiore, sono anch'io invogliato a trattenermi con voi un poco più a lungo del solito con una lettera, in luogo della consueta cartolina. Dunque siamo scesi a valle, ed altri reparti occupano ora le nostre trincee: il riposo è meritato e giusto pei soldati che, dall'inizio della guerra, sono sempre stati a contatto col nemico: desti la notte per la guardia delle trincee, pei lavori; pel freddo intenso e per l'umidità non riuscivano, come sempre avviene, a ristorarsi delle fatiche notturne col sonno diurno, e poi v'erano anche di giorno servizi gravosi da compiersi! Essi si sforzano ora a dormire e anche a bere, dopo tanto tempo di forzata astensione: bevono certi vinacci artefatti dei cantinieri e dei privati speculatori, che bisogna essere in guerra per trovar buoni ei) Il 10 settembre, nell'articolo " Dal Comelico alla valle " di Sexten — la corsa alle rocce — „, nel quale appunto si legge : " Sul Quaterna si profilavano gli uomini, che anda-" vano e venivano lentamente sulla cresta in quell'ora silen-" ziosa di tregua, simili a strani insetti, diafani e tremuli, " nelle rifrazioni della distanza. Vedevamo il rovescio delle " nostre posizioni, il formicolio bizzarro degli accampamenti " attaccati alla spalla dei monti, come dei nidi „.


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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano
1918 pagine 258

   

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