Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni

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      pagare come si pagano. Ma sembra che i nostri soldati apprezzino più la comodità del vino che non quella del sonno. Io però stavo meglio lassù:1) là avevo il mio buco tutto scavato nelle rocce e provvisto, negli ultimi tempi, di tutte le moderne comodità, compresa quella di un bel finestrino idi carta oleata, che dava, di giorno, adito ad un lieto raggio di sole, e Enrico sbucar fuori tutto imbacuccato ed inguantato (i miei guantoni, quelli comperati a Torino, sono così giganteschi che non si possono sopportare che a parecchi gradi sotto zero) e cercarsi la strada col bastone e colla lampadina elettrica ? Naturalmente, nessuna luce era vista dagli austriaci, perchè la porticina dava in una piccola insenatura e questa, a sua volta, per mezzo di un profondo cam-minatoio, comunicava colla linea delle trincee. Di questa insenatura, situata proprio dietro le trincee del mio plotone, mi sentivo padrone eJ) Cioè sul Quaterna e più precisamente sulla Cresta Vai-lorera.


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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano
1918 pagine 258

   

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