Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni

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      che lo Stato lo requisisse ? Sentiamo puzza di tedeschi, di quei tedeschi turisti che infestavano il così detto Cadore pittoresco, ma noi, non curandoci di questo particolare, apprezziamo le finestre ben chiuse da vetri e da, ante, il pavimento di legno bianco, la tappezzeria di carta, la cella preparata pel calorifero, il campanello elettrico, che suona chi sa da dove, il porta-catinelle (l'unico mobile che adorni la camera) senza catinelle e sopratutto il pagliericcio steso in mezzo alla camera. Del resto, per giungere qui nella valle del mio caro professore di matematica al Liceo,*) abbiamo dovuto sfiorare la civiltà, e trovammo modo di dormire due notti in un letto, di sederci in un caffè e mangiare molte 'dozzine di paste, di farci comprare ^variati chilogrammi di uva; non, purtroppo!, ,di fare un bagno, come è nelle nostre più importanti aspirazioni. — Naturalmente io sto bene. . . . \ .
      . Un bacio dal vostroEnrico.
      >) Circonlocuzione che evita di fare il nome della Val Zoldo.
      Il caro professore che fornisce il modo di girare il nome, è il benemerito prof. Antonio De Zolt, del Liceo Parini in Milano, nel quale avevano studiato l'Enrico e il Ferruccio.


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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano
1918 pagine 258

   

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