Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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vedo tutto eguale, tutto naturale, anche là forse dove altri, pur restando nel vero, troverebbe da imbastire un lungo e interessante racconto; e così, in generale, piuttosto che non dir tutto e come io vorrei, preferisco non dir nulla; vuol dire che, poiché molte cose vedo e moltissime vado imparando, molto avrò da raccontare al mio ritorno. Mantelline, berretti forati, borracce ammaccate non ne ho ! Ma che di più ? non ho mai avuto la soddisfazione, non di trovarmi di fronte, ma neppure di vedere un cappottane austriaco! Cose possibilissime del resto in queste guerre moderne. — Apprendo dalle lettere vostre che siete in gran pensiero pel mio corredo che pensate insufficiente o inadatto ai rigori dei hioghi e della stagione. State di buon animo: in primo luogo perchè, come già vi ho detto, siamo oramai fatti resistenti ai disagi come gli antichi Germani (noi naturalmente che siamo riusciti a durarla fin qui; perchè molti a poco a poco se ne sono tornati indietro), in secondo luogo, io sono partito da Torino con un equipaggiamento ammirato dagli stessi miei colleghi che si trovavano al fronte già da parecchi mesi, e dunque non sono per me le querimonie della mamma in una delle ultime sue cartoline; del resto, sempre quando vi ho chiesto qualche oggetto, vi ho anche scritto che non m'era nè strettamente necessario nè urgente. In terzo luogo, la guer-
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (241/271)
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Germani Torino
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