Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni
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XLIII.
[Dall'Ampezzano, 28 febbraio o 1° marzo '16].
Carissimi. Ho preso ieri possesso del nostro nuovo tratto di fronte, il più quieto, il più sicuro che io abbia mai visto. — I nostri amici austriaci sono su in creste e noi sotto nel bosco. La distanza, la neve alta più di un metro ed altre circostanze hanno smorzate in noi ed in loro ogni velleità belligera, — in capo ad una giornata non si riesce a sparare che tre o quattro colpi di fucile tra i nostri e quelli dei nostri colleghi; ma non crediate che noi siamo così tristi d'animo da farci reciprocamente dei brutti scherzi: i colpi son diretti ai camosci che ogni tanto si fanno vedere magari in lunghe processioni. Dunque non par di essere alla guerra, ma in qualche sanatorio per la cura dei polmoni i quali respirano tutto il giorno una saluberrima arietta frescolina, che ha immediati effetti sull'appetito. Magnifico il paesaggio nell'insieme e nei particolari, talvolta così pittoreschi (e dalla stagione fatti ancora più caratteristici), che io penso di copiarne qualche parte e ricostruirla a Milano in carta pesta e eh rifarvi delle spese sostenute per me facendo pagare una lira l'entrata al baraccone!
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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano 1918
pagine 258 |
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Pagina (262/271)
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Dall'Ampezzano Milano
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