Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni

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      XLV.
      [Dall'Ampezzanó] 9 marzo '16.
      Cari! Quest'oggi ho ricevuta la cartolina mista del 3; e i vostri ringraziamenti per l'abitudine presa di mandarvi più frequenti notizie, mi hanno ricordato di essere un po' in colpa, colpa alla quale ora sto riparando. — Non siamo molto in alto, a circa 1500 metri, e non fa eccessivamente freddo, tanto che io giro sempre senza cappotto e senza la maglia, così com'ero vestito alla partenza da Milano. Eppure il sole non si fa mai vedere, e tutti i giorni fioccan giù trenta centimetri di neve. Neve che bisogna sgombrare dai sentieri, dalle feritoie che sono a fior di ^erra sulla strada di Allemagna e dalle quali si «sparerebbe» da sotto in su. Sicché è tutto il giorno un gran daffare, ed io che ho ancora il comando interinale della compagnia....., corrosu e giù come l'ebreo errante per questo fronte barocco, lungo poco meno di un chilometro (esso termina ad oriente al ponte sopra un torrentello che ha il nome di una delle nostre città adriatiche).1) Tra non molto avremo il
      x> A S. 0. della Croda Rossa ch'è sulla destra della Valle Felizzon, s'alza il piccolo gruppo del Monte Cadini (Ciadis in qualche carta che rispetta la pronunzia ampezzana), detto anche Croda di Bancona o Croda dell'Ancona, ch'è poi il luogo dove Enrico trovò la morte.


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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano
1918 pagine 258

   

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