Lettere dalla Guerra di Ferruccio ed Enrico Salvioni

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      nermi con voi più a lungo del solito. — Da parecchi giorni, in relazione colla ripresa di attività anche sul fronte nostro, noi siamo relegati in questo paesetto e non ci è permesso di recarci a Cortina. Le giornate si seguono una più bella una più calda dell'altra e questa conca stupenda, che io domino tutta dalle mie finestre, è così smagliante ,che l'occhio non la può fissare durante il giorno; ma nell'ora in cui vi scrivo, il sole, che tramonta, indora solamente le erode più alte, e lascia in chiara ombra tutta la vallata, e io vorrei avervi presso di me per godere del magnifico spettacolo che si apre davanti alle finestre della mia camera. — I soldati si riposano questa volta davvero, si puliscono e si riscaldano al sole; bisogna proprio fare uno sforzo per non dimenticarci che siamo in guerra! Vi ricordate quando il Ferruccio scriveva dalle Giudicarle che gli pareva d'essere in villeggiatura, che aveva dato il cambio ai terribili ? Anche qui fino a qualche tempo fa erano con noi dei territoriali. Del Ferruccio, poiché son venuto a parlare di lui, non siatemi avari di notizie, sia pure negative: da lui non ricevo un rigo, e, per quanto io sappia che qualunque novità mi verrebbe subito comunicata, pur vi potete fi-
      Denominazione scherzosa dei soldati della milizia ter ritoriale.


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Lettere dalla Guerra
di Ferruccio ed Enrico Salvioni
Fratelli Treves Editori Milano
1918 pagine 258

   

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