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Il brigante Crocco e la sua autobiografia

Basilide Del Zio
Tipografia G. Grieco| 1903| pagine 113

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   patria| doveva essere| in molti suoi comuni| la prima ad inalberare novellamente il vessillo borbonico.
   «Il segreto lavorìo di reazione| scrive il Riviello| veniva alimentato da ambizione e da sdegno di ricchi partigiani del Borbone| da impiegati destituiti| da militari sbandati| da prepotenze e molestie dei liberali| da disinganni e scontentezze di plebe e da consigli ed aiuti di comitati stranieri».
   E come la reazione facesse sede principale nel circondario di Melfi| istigata dalle più ricche famiglie dello stesso| io non ne parlerò qui| e perché sono descritte e minutamente narrate nelle mie memorie inedite| e perché forse per nulla giovar potrebbero al presente lavoro.
   Però| siccome protagonista principale della reazione era sempre il Crocco| e del quale principalmente si occupa il capitano Massa| così io credo necessario accennare a larghi tratti l'inizio della stessa| le invasioni| gli incendi| i furti per indi poi dalla lotta nei comuni| scendere al dettaglio dei fatti d'arme successi tra le bande brigantesche e le truppe: notizie in parte da me precedentemente raccolte| ed in parte ricavate dai volumi della reazione del Melfese| esistente nell'Archivio di Stato in Potenza.
   Il Crocco dunque| forte di circa 500 uomini| fra sbandati dell'esercito borbonico| e contadini Aviglianesi| alzò il primo grido di reazione e di «Viva Francesco II» il 7 aprile 1861 nel bosco di Lagopesole| spacciandosi per Generale del Re con pieni poteri. In quel giorno medesimo cominciarono le prime fucilate tra la guardia nazionale di Avigliano| comandata da don Nicola Telesca e don Camillo Stolfi| e la banda dei ribelli| comandata da Crocco. E la stessa sera del 7| questo primo sollevamento| questo primo passo della reazione| erano noti a Potenza e a Melfi| ove le autorità eran impreparate e deboli| e dove non esisteva un solo uomo di milizia regolare. Certo se questo primo sollevamento fosse stato represso e distrutto| non avremmo avuto per cinque anni la piaga del brigantaggio e tante vittime cadute.
   Ma prima che la milizia del battaglione lucano| partita da Potenza| e la guardia nazionale di altri paesi giungessero a Lagopesole| i briganti avevano già invaso Ripacandida. Quivi| come io narro altrove| successero incendi| assassinii| furti| impo-
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