vano avere in paesi in cui non avevano alcuna relazione. Io sono sicuro che i testimoni degli stessi danneggiati non potranno in coscienza asserire di avermi visto»12.
Ed è vero| perché Crocco realmente rimase in Melfi| nella casa ove era ospite. E| quando nella sera| i briganti battuti a Barile rientrarono a Melfi| fu non lieve la sorpresa sua e dei protettori| vedere un zaino militare di cui si erano impossessati. L'astuto brigante capì subito che l'attacco non era stato solo con guardie nazionali| ma anche con regolari soldati| i quali da un momento all'altro sarebbero piombati a Melfi. Sicché| non vedendo altri paesi insorgere| come il comitato borbonico gli aveva fatto credere| e temendo che sarebbe presto finito| pensò bene di abbandonare Melfi| la dittatura| la parodia di un governo provvisorio e si avviò nel giorno 18 aprile alla invasione di altri paesi| come Monteverde| Carbonara| Calitri| conducendo seco circa mille uomini| tutti armati di quelle armi portate da Langlois| e di altre tolte nei disarmi di Venosa| Lavello e Melfi. Però in provincia di Avellino non trovò gli elementi| le aderenze| le inimicizie| le protezioni lasciate nel Melfese. Il brigantaggio si assottigliava di giorno in giorno| e le privincie limitrofe erano tranquille. Solo in alcuni punti del Gargano ed in San Marco in Lamis vi fu reazione| ma questa venne subito repressa| perché Crocco| dopo aver scorrazzato| per parecchi mesi| nel circondario di S. Angelo dei Lombardi| e nella parte alta del circondario di Melfi| commettendo sempre gli stessi saccheggi| furti ed omicidi| ed in specie a Ruvo e Castel Grande nel mese di agosto| ritornò nel bosco di Lagopesole| con circa quattrocento briganti. Questo bosco era l'asilo sicuro di quei malfattori| come erano quelli di Monticchio| Castiglione| Frasca| Cisterna ed altri| e per contrario costituiva positivi impedimenti alla truppa| la quale era costretta a traversarlo| ora in salita| ora in discesa| ora tra burroni profondi| ora su colline erte e dirupate. «I briganti| scrive il tenente Bourelly| scelgono due o tre luoghi della cupa boscaglia| fra i dirupamenti cagionati dal rovinio delle rocce| del terriccio e delle acque| o su qualche rupe| coronata da massi sporgenti e coperta di folti roveti| ed in questi si celano anche all'occhio più aperto e diligente».
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