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Il brigante Crocco e la sua autobiografia

Basilide Del Zio
Tipografia G. Grieco| 1903| pagine 113

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   paesi| ove la vendetta è un legato di famiglia| un obbligo di parentela| un dovere di amicizia| ed ove| come scrive il Bourelly: «un sindaco difficilmente ha tanto di coraggio civile da negare un certificato di buona condotta a persona sospetta».
   «Il Generale| prosegue il Bourelly| stabilì un ottimo sistema di spionaggio| e più ancora di confidenze| accostando solo di notte e con molte precauzioni coloro che si esibivano a tali servigi o per ricompensa o per amore al proprio paese. Accettava qualunque diceria| ascoltava i reclami di qualunque persona| e| guidato sempre da un sano criterio| sulla conoscenza degli uomini e delle cose| senza tanta pompa esteriore| sapeva appurare i fatti| che meritavano seria attenzione| da quelli che erano il prodotto di basse vendette. Né si limitava a ciò| che per accaparrarsi sempre più la confidenza di tutti| dava a tutti i buoni soddisfazione| reclamando la giustizia a favore di coloro che ne erano stati defraudati.
   Prometteva vantaggi| ed essendo queste persone bene retribuite| servivano con zelo indefesso| bene| e con utilità| poco a loro importando se venivano scoverti| non avendo più bisogno per vivere di andare in campagna| ove tosto o tardi sarebbero stati massacrati con orribili sevizie dai briganti».
   Per tutti i vantaggi che i briganti avevano avuto sulle truppe pria della venuta del general Pallavicini| si erano imbaldanziti e le bande aumentavano di numero. Crocco scorrazzava le campagne audacemente| portandosi da una provincia all'altra| da uno ad altro paese quasi fulminemente. Il 26 giugno era nelle campagne di Spinazzola e di Minervino.
   Il 27 si unisce a Tortora| e forte di 80 briganti a cavallo| riappare nel territorio di Melfi ed assale la masseria Manna. Egli però viene a sapere subito| che da Melfi era uscita una compagnia di bersaglieri| sotto gli ordini del capitano Serra| ed uno squadrone cavalleggeri Monferrato| di cui mi dispiace non aver ricordato il nome. La masseria Manna non era sicura; quindi egli l'abbanona e prende la direzione del tratturo di Venosa. Il capitano Serra lo incalza coi suoi bersaglieri| cerca di attraversargli la via verso i piani di Camarda| ma non riesce| perché i briganti erano a cavallo. I Cavalleggeri Monferrato spronano| quasi volano| ma sono troppo distanti| e Crocco guadagna le rampe di
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