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Il brigante Crocco e la sua autobiografia

Basilide Del Zio
Tipografia G. Grieco| 1903| pagine 113

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ganti| i quali| in un baleno| furono allo scoverto| dandosi con Crocco a precipitosa fuga. Ne caddero 3| ma Crocco anche questa volta fu salvo.
   Nell'ottobre del decorso anno io| con una compagnia di amici| ero alla Leonessa. Fra questi vi era un giovane e colto di cose antiche e di studi archeologici| ed un professore fotografo| oltre un gruppo di egregi avvocati. Di questi amici| 5 o 6| giovani robusti e pieni di vita| presero la via dei bagni di Cisterna| ed al ritorno| tutti giulivi e contenti della scoverta fatta (come di cosa nuova) riportarono fotografati se stessi su quei grossi blocchi delle vasche. E io| silenzioso| guardando quella fotografia bellamente rilevata| mi ricordai del brigantaggio e di tutte le scene svoltesi in quelle contrade| e ricordando| pensai a mille cose| e fra le altre... ai caduti di Cisterna.
   Il giovedì| 28 luglio 1864| il generale Pallavicini dava un pranzo ed una splendita festa da ballo a tutti gli ufficiali della sua guarnigione.
   Fu questo l'ultimo scontro che Crocco ebbe con le nostre truppe| giacché egli| come vedremo più avanti| decise lasciare le nostre contrade e ricoverarsi in Roma. Di tanti e tanti che egli aveva avuto fedeli seguaci nelle sue imprese| nell'ultimo fatto di Cisterna non rimase che il solo Schiavone. Ma anche per questo si avvicinava la fine. Io| veramente| ho voluto occuparmi solo del Crocco| mentre di tutti i briganti| dei loro episodi| e delle loro gesta nel Melfese| parlo nel lavoro inedito più volte accennato. Pure| voglio dire ancora una parola sul conto di Schiavone| ultimo compagno| ed ultimo fucilato| in Melfi| dei pochi superstiti della banda Crocco. Dopo l'attacco di Cisterna| Schiavone| con 5 dei suoi| rientrò nell'Avellinese| e propriamente nel tenimento di Bisaccia| ove egli aveva amici non pochi| e protezione larga ed estesa nelle famiglie ricche. La scuola del Crocco| per quattro anni gli aveva giovato| ed egli preferiva| al duro letto della campagna| i morbidi trapunti dei signori di Bisaccia| e non era avaro verso gli altri| a cui pure li faceva godere| fra i quali il famigerato Sacchitiello. Per Schiavone| però| suonata la sua ora| ed era destinato il maggiore Rossi| del 19° bersaglieri a far prigioniero quest'ultima iena del brigantaggio.
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