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Il brigante Crocco e la sua autobiografia

Basilide Del Zio
Tipografia G. Grieco| 1903| pagine 113

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ni erano certi ed imperativi| e dove' convincersi della esattezza. I signori Rago| per allontanare ogni sospetto sul loro conto| avevano aperto il loro palazzo a trattenimento nella sera a tutti gli uffi-ziali di cavalleria e bersaglieri. E proprio in quella sera davano una festa da ballo. Al piano superiore si intrecciavano le danze| mentre nel nascondiglio sotto la volta della loro galleria| i briganti banchettavano. L'orologio della casa comunale batteva le ore 11| quando il palazzo Rago venne circondato dai soldati. Con le indicazioni precise che il maggiore aveva ricevuto| si portò direttamente con 20 bersaglieri e cavalleggeri nella stanza indicata| dalla quale| e per mezzo di una gradinata nascosta dietro un grosso armadio| si scendeva nel sottoposto locale. Distaccato dal muro l'armadio| si presentò la porta che fu facile aprire. Discesi| trovarono difatti il capo-banda Sacchitiello Agostino e Vito Sacchitiello| il brigante Gentile Pasquale| la druda Giuseppina Vitale| e quella del Crocco a nome Maria Giovannina di Ruvo.
   Tutti questi furono tradotti in Avellino e messi a disposizione del tribunale militare| ed i signori Rago| uomini e donne| siccome era cessata la legge Pica| ebbero chi venti| chi quindici| chi dieci anni di lavori forzati.
   Ho voluto narrare questi due episodi del brigantaggio| allontanandomi per poco da Crocco. Ma ritorno sull'argomento principale del mio lavoro| e ripiglio la narrativa intorno al bandito| da dopo il fatto di Cisterna.
   Si era già in agosto dell'anno 1864| quando Crocco| inseguito sempre dagli armati del generale Pallavicini e dal Caruso| con otto dei suoi| prese la volta del territorio romano.
   «Quando la lusinga svanì| egli disse| e quando giungemmo al punto di ammazzarci l'uno con l'altro| seppi pure che qualche -duno si era compromesso con le autorità di farmi prendere vivo o morto| e mi decisi a partire».
   Come difatti egli abbandonò la Basilicata| e camminando di notte attraverso monti e foreste| cercando sempre di evitare paesi| e passando inosservato dalla pubblica sicurezza di quattro Provincie| toccò lo Stato Pontificio il 24 agosto 1864.
   Il giorno dopo giunse a Roma e fu messo nelle carceri Nuove (documento n. Vili).
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