Gran Corte criminale di Potenza| non se ne fa parola nel certificato che ometto. Il dibattimento durò tre mesi| e con sentenza della Corte ordinaria di assise del dì 11 settembre 1873| venne condannato alla pena di morte: condanna che non si eseguì| giacché| con decreto reale 13 settembre 1874| gli venne commutata la pena di morte in quella dei lavori forzati a vita.
In questa causa fu presidente il cavalier Alessandro Fava e procuratore generale il cavalier Camillo Borrelli.
Intanto| non senza ragione| nella coscienza pubblica si sospettò che| non vedendosi eseguita la sentenza di morte| ed era trascorso un anno alla data| influenze straniere| e quindi ragioni di Stato| ci dovettero essere| e si disse che il Governo italiano dove' subire il volere francese| e che perciò trascorse un anno per la commutazione della pena. Certo| con quaranta capi di accusa| con tanti delitti commessi| e quando la pena di morte non era ancora stata abolita| commutarsi questa nei lavori forzati a vita| impressionò fortemente ed i sospetti divennero certezza.
E questa certezza era anche avvalorata dal fatto successo nel porto di Genova a bordo di un vapore delle Messaggerie Imperiali| che trasportava Crocco in Francia. Giunto questo vapore nel porto di Genova| proveniente da Civitavecchia| e sapendosi che Crocco era a bordo| il Governo italiano si crede' autorizzato a farlo arrestare. Non la pensò così Napoleone III| il quale ne reclamò il rilascio| sostenendo che non si aveva diritto dell'arresto sulla nave di altra Nazione. E Crocco venne riconsegnato| e forse| anche la pena di morte| per considerazioni e condizioni politiche| dove' essere commutata. Forse furono supposizioni| forse furono sospetti| ma non si può mettere in dubbio che ebbero un fondamento di realtà: fondamento che per lo meno è accennato a quanto successe all'udienza del 21 agosto.
L'avv. Guarini e gli altri della difesa di Crocco domandarono il rinvio della causa| per diversi motivi| fra i quali:
«Se Crocco fu mandato a Marsiglia| per essere poi tradotto in Algeri| ciò avvenne per transazioni diplomatiche fra il Governo pontificio ed il Governo francese| coli'acquiescenza del Governo italiano».
Non reca quindi meraviglia che il sospetto si fosse fatto larga
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