318 DE TOCQUEVILLE INTORNO AL MATRIMONIO. [CAP. XI.]
volgare spegne le belle simpatie dell' uomo, dissipa le facoltà del suo spirito, ne travia l'esistenza ; mentre 1' altra, consolandone gli affetti, fortifica la sua natura morale, e pel riposo che gli procura, ritempra il suo intelletto. Oltre di che la donna di alti principii, volge insensibilmente a maggior scopo le mire e i propositi del marito ; come s' ella è d'animo vile, li avvilisce. De Tocqueville era profondamente convinto eli questa verità, e credeva che 1' uomo non può avere migliore appoggio alla sua vita, della compagnia di una donna di bell'animo e di principii elevati; aggiungendo che a lui stesso era accaduto di vedere uomini realmente di nessun proposito, dar prova di vera virtù pubblica, solo per avere a lato una donna di nobile carattere che li sosteneva e faceva lor meglio comprendere la gravità di un pubblico dovere; mentre poi, e più spesso, ne aveva veduti altri, che malgrado belle e generose qualità, erano diventati volgari accattatori, pel contatto di donne ignobili, solo prese di un imbecille amore de'piaceri, e incapaci di formarsi un'idea adequata del dovere.
Allo stesso De Tocqueville era toccata la buona fortuna di possedere una moglie rara;1 e nelle sue lettere agli amici più intimi, parla con viva riconoscenza del conforto e sostegno eh' era per lui questa coraggiosa compagna, della di lei equanimità e del nobile di lei carattere. Quanto più Tocqueville imparava a conoscere il mondo e la vita, e più si convinceva che per crescere in virtù e in bontà è necessario all'uomo averne l'eccitamento nella propria casa.2 Specialmente egli considerava il matrimonio come di somma importanza per la vera felicità; e soleva dire che il suo era il fatto
1 Era un' inglese, Miss Motley. Merita d' esser ricordato, che varii dei più insigni uomini di Francia presero moglie inglese; fra questi citeremo Sismondi, Alfredo de Vigny e Lamartine.
2 « Più m' aggiro per questo mondo, è più sono indotto a credere che la felicità domestica sia la sola cosa che valga. >¦ — (Euvres et Corre-sjyondenee.