[CAP. XI.J LA MOGLIE DI TOCQUEVILLE. 319
più giudizioso della sua vita. « Io ho avuto molte occasioni per esser felice (dice egli); ma quella per cui devo a Dio le maggiori grazie, è la pace domestica, questo primo de' beni dell' umana esistenza. Quanto più invecchio, quella parte della vita che da giovane io apprezzava meno, è quella che assume a' miei occhi la maggiore importanza ; ed ora può consolarmi agevolmente della perdita di tutto il resto. » Inoltre, scrivendo al suo dilettissimo De Kergorlay, gli diceva: « Di tutti i doni che Dio mi ha fatto, il maggiore agli occhi miei è di avermi conceduto di conoscer Maria. Tu non ti puoi immaginare quale donna ella sia nei momenti più difficili. Mentre di solito è così mansueta, allora ella si mostra forte, tutta energia; mi tien d'occhio senza che me n' avveda ; mi consola, mi acqueta, mi dà vigore in quelle avversità, che turbano tutto 1' animo mio, mentre pur lasciano il suo sempre egualmente sereno.1 » In un' altra lettera così si esprimeva: « Non ho parole per descrivere la felicità che si giunge ad ottenere dalla compagnia di una donna, nell' animo della quale vada naturalmente a riflettersi, e a migliorarvisi, quanto di meglio v' è nella nostra. Quando io dico o faccio cosa che a me pare buona, il volto di Maria esprime subito un' alta soddisfazione, che mi esalta, Così pure, se avviene che io faccia cosa di cui la coscienza mi rimorda, lo vedo rannuvolarsi. Quantunque si viva tra noi colla massima intrinsichezza, mi accorgo con piacere eh' ella ha sempre una certa soggezione di me; e finché io F amerò, come ora l'amo, sono certo di non cadere in atto riprovevole. «
Nella vita ritiratissima che De Tocqueville menava, come letterato (la vita politica gli era preclusa dall' inflessibile indipendenza del suo carattere), la salute gli si deteriorò, e divenne malaticcio, irascibile, querulo. Mentre attendeva all'ultima sua opera L'Ancien
1 Memoir and Bemains, di De Tocqueville.