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di Lei, di Lei così bella, così soave, così cara! Lei ho sempre dinanzi ovunque, sempre, sempre; Lei vedo nelle mie veglie insonni, nei miei sogni, culmine sempre ai miei pensieri.
Le dirò io i dubhi, i timori, le trepidazioni die m'assalirono dopo che ebbi a scriverle?
E come Le descriverò il tumulto d'affetti che m'agitò l'anima quando mi giunse il di Lei tanto sosp irato biglietto ?
Impressi un profluvio di baci ardentissimi su quei caratteri adorati... singhiozzai per la gioia, comprimendomi il petto per frenare i battiti del cuore, e lessi... lessi, e nella piena della mia felicità, benedissi a Dio, ai miei, al mondo, a tutti.
Poiché — creda — io leggo tra riga e riga quello che vorrebbe dirmi e che ancora non osa, intuisco ch'Ella non è riluttante ad accogliere i miei omaggi, che essi non Le sono discari, che il di Lei cuoricino batte, se pur sommesso, ma batte un po' per me... nevvero?
Via : me La dica, La scongiuro, quella soave parola che m'inebbrierà della più pazza gioia, quella parola che mi renderà il più felice dei mortali e che farà sì clic mi prostri a Lei come alla mia Dea, alla mia santa, al mio Nume celeste, dal quale attingerò sempre amore, fede e costanza.
Scacci quella titubanza divina, quella ritrosia che mi rende Lei così ineffabilmente più cara, mi scriva qualche cosa di bello, mi scriva quella sola parola che tanto invoco. Me la dirà? — Può immaginare con quant'ansia l'attendo, e non dubito che Lei, tanto buona e gentile, userà misericordia a questo mio povero cuore, tranquillizzandolo, con quella per me divina affermazione.