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Il Vagabondo delle Stelle

Jack London
Bietti Milano, 1946, pagine 311

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   JACK LONDON
   lora ero alla vigilia di esser nominato Decano nella Facoltà d'Agricoltura di quella Università; io, l'anima errante, l'avventuriero macchiato dal segno del delitto, il Caino vagabondo dei secoli, il testimone dei tempi più remoti, il poeta sognante le vecchie lune delle epoche dimenticate.
   Ed ora eccomi qui, in questa cella, colle mani macchiate di sangue, nel reparto degli assassini, nella prigione di Folsom! E attendo il giorno fissato dal meccanismo della giustizia, il giorno in cui i suoi servitori mi faranno fare un salto nel buio, ih quel buio di cui essi hanno così paura, e che li turba di fantasie superstiziose e terribili; quella notte che li spinge, tremanti e sgomenti, verso gli altari dei loro Dei dal volto umano, fabbricati dal loro timore e dalla loro viltà!
   No. Non sarò mai il Decano di nessuna Facoltà d'Agricoltura. Eppure conoscevo magnificamente il mio mestiere. Avevo ricevuto l'istruzione necessaria per bene esercitarlo. L'agricoltura era il mio forte. Posso, a prima vista, scegliere in una mandra la mucca che darà maggior latte ed il miglior burro. Non temo che la verifica fatta poi, da un ispettore patentato, smentisca le mie previsioni. Dal solo aspetto d'un terreno, senza bisogno di analizzarlo chimicamente, posso dire quali sono, dal punto di vista della coltivazione, i suoi pregi ed i suoi difetti. Saprei subito dire, senza, la reazione del provino, se è alcàlino o acido. Nessuno può competere con me, lo ripeto, in tutto ciò che riguarda l'economia rurale.
   Lo Stato, che è formato da tutti i miei concittadini, e la sua giustizia, credono che, mandandomi a penzolare da una corda, sopra un palco che vacillerà sotto i miei piedi, inghiottiranno nelle tenebre eterne e distruggeranno quella scienza che era in me, quella incomparabile scienza in cui si ritrove-