Stai consultando: 'Io brigante ', Carmine Crocco Donatelli

   

Pagina (6/98)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (6/98)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Io brigante

Carmine Crocco Donatelli
Tipografia G. Grieco, 1903, pagine 98

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   altri oggetti, non dico di lusso ma di comodo. Sono due casupole annerite dal tempo e più ancora dal fumo; una serve da fienile e da stalla per le bestie, nell'altra dormiamo noi. Vedi quel misero letto sostenuto da assicelle fradicie e cavalietti arrugginiti? Là dormono mio padre e mia madre; nell'altro let-tuccio vicino dormiamo noi tre fratellini, tutti in fascio come stoccafissi. Vedi quel grosso canestro? Là, dorme la sorella piccina; e nella culla, sospesa sul letto e fabbricata con pochi vimini e molta paglia, dorme l'ultimo nato, Marco di pochi mesi. Eccoti mia madre che si strugge a scardar lana, osserva come è tutta unta e bisunta di olio.
   Guarda quel cassone affumicato, contiene segala, formentone, fave, piselli e un poco di grano con cui fare il pane bianco quando Iddio ci castiga colle malattie. E il raccolto fatto da mio padre, Dio sa quanto sudore versò per pochi legumi! Alza il tuo sguardo al soffitto, vedi quei travi come sono anneriti dal fumo ed i muri carichi di fuliggine? Senti il tanfo delle capre, delle pecore, dei conigli, dei polli? Che ne dici? Sul davanzale d'una finta finestra stanno gli utensili di cucina, pignatte, tegami e piatti di creta, cucchiai di legno, una pentola di rame, ecco tutto. Approfitto della tua bontà e t'invito a sedere su queste scranne di legno, fatti a colpi di scure da mio padre, così avrò il piacere di presentarti mio zio Martino, il mio maestro di scuola. Egli è un vecchio sergente maggiore d'artiglieria ed all'assedio di Saragozza in Spagna perdè la gamba sinistra portata via da una palla di cannone; egli è nato qui. Vi è un altro vecchio che ebbe il braccio mozzato da un ulano ed ora quel povero uomo vive di elemosina, perché il governo borbonico non ha riconosciuta la miserabile pensione avuta da Giocchino Murat.
   Poco oltre vi è un altro vecchio cieco; perdè la vista alla Beresina, ed ora vive cantando verbum caro. Ma di grazia tu sei qui venuto per saper tutt'altro e non per sentir parlare di uno zoppo, d'un monco e di un cieco. Ma io voglio con ciò conchiudere che i Governi, generalmente parlando, non guardano mai dove nascono i figli della miseria, né come essi fanno a vivere, né si occupano in un modo qualunque onde alle-