Stai consultando: 'Io brigante ', Carmine Crocco Donatelli

   

Pagina (7/98)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (7/98)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Io brigante

Carmine Crocco Donatelli
Tipografia G. Grieco, 1903, pagine 98

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   viare in qualche maniera la miseria e toglierli dall'ignoranza. Invece li cercano quando son fatti uomini capaci di vivere da sè e porgere qualche sollievo ai vecchi genitori; allora ecco il signor governo, senza dimenticarne uno solo, se li prende come sua proprietà e ne fa quello che gli pare e piace.
   Il pretesto è bello, la Patria, la Legge, la prima è una puttana, la seconda peggio ancora.
   E Patria e Legge hanno diritti e non doveri e vogliono il sangue dei figli della miseria. Ma vi è forse una legge eguale per tutti? Non dirmi ciò, non parlare di questo gigante mostruoso, poiché conosco che la legge leale non è mai esistita, né esisterà fin tanto che Iddio non ci sterminerà tutti. L'innocente mio padre non trovò né la legge né la giustizia; la trovò invece Don Vincenzo C... assassino di mia madre. Riguardo a me non detesto né la legge né il governo, anzi sono loro debitore della vita, ma ripeto quello che Mastrogianni e Victor Hugo scrissero: «Lasciatelo vivere nella miseria e nell'infamia! ! !».
   Ed eccomi alle cause per le quali scaturì la scintilla che doveva dal 1860 al '64 esser causa di tanto sangue nelle Puglie ed in Basilicata.
   Siamo al 1836, un bel mattino del mese di aprile, Donato, mio fratello maggiore ed io eravamo tornati dalla scuola dello zio Martino. Pochi minuti dopo entrati in casa Donato fu mandato a raccoglier l'erba per i conigli, io a comprar del sale per la cucina. Ratti come l'ape corremmo uno a levante, l'altro a ponente ed un quarto d'ora dopo eravamo di ritorno; avendo fatto ognuno il proprio dovere per bene, non ci furono busse, poiché al piccolo sbaglio correvano schiaffi e scappellotti. Per me le busse della mamma erano tanto saporite che qualche volta per averne sbagliavo appositamente.
   Venne l'ora del pranzo e seduti attorno ad un tavolo con gran scodellone di minestra fumante ci ponemmo a mangiare, mentre la mamma dava il latte al suo figlioletto. Questo gruppo, che nella miseria era pur felice, fece invidia a Satana, che volle guastarlo e per sempre; in un altro cantuccio della stanzetta eravi un altro gruppo felice di bestioline, conigli e galline che mangiavano l'erba portata da Donato, e il Diavolo, forse
   14