geloso anche delle bestie, volle turbare quella felicità; anzi si servì di quelle bestie per portare la sventura in casa nostra.
Inaspettatamente un magnifico cane levriero entrò con un salto nella nostra stanza ed afferrato un coniglio se ne fuggì fuori. A quella vista noi piccini cominciammo a strillare ed uscimmo fuori per togliere la preda a quella bestia, che veniva a turbare la nostra gioia, ma pur troppo il coniglio non fu lasciato che morto. Donato, che era corso ad armarsi di un randello, assestò un formidabile colpo sulla testa del cane, ed il magnifico levriero cadde morto sul colpo.
Disgrazia volle che questo cane appartenesse ad un ricco signore, certo Vincenzo C... il quale non vedendo presso di sè la sua bestia tornò sui suoi passi e trovatala morta sul limitare della casa nostra, scagliò all'indirizzo di mia madre un milione di vituperi, e col frustino cominciò a picchiare noi di santa ragione. Mia madre cercava scusa, perdono, invocava pietà, ma era tutto fiato sprecato, che l'altro, il signorotto, volendo assolutamente sapere chi aveva ucciso il cane, continuava a tempestar di pugni il povero Donato, tenendolo fermo per un braccio. Allora mia madre vedendo flagellare suo figlio, corse in sua difesa; posò il piccino, che aveva in braccio, per terra e si scagliò furibonda verso quell'aguzzino, ma lo scellerato imbestialito le assestò un vigoroso calcio nel ventre, che la fece cadere semiviva per terra.
L'uomo brutale, dopo che ha commesso il delitto, dopo di aver dato sfogo all'infame sua rabbia, piange come il più vile degli esseri. Così fu per Don Vincenzo. Dopo aver quasi uccisa una donna incinta di 5 mesi, si chiuse nella sua camera, e incominciò a piangere. Egli piangeva non per paura della legge, per timore della giustizia, di una condanna, che a noi poveri sarebbe toccata di certo; egli ben sapeva che la giustizia abita i milioni e milioni di metri lontana dalle case dei ricchi e dei potenti, ma piangeva per l'onta e per il rimorso.
Corsero i parenti spaventati, venne il medico, ma mia madre non rinveniva; come Dio volle aprì gli occhi. Ma sarebbe stato meglio non li avesse aperti mai!
Dall'aprile del 1836 al maggio 1839 la povera donna fu