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Io brigante

Carmine Crocco Donatelli
Tipografia G. Grieco, 1903, pagine 98

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   costretta a guardare il letto. Chi può dire quante lacrime spargemmo noi cinque creature, il più grande ottenne, il più piccolo di due anni! Chi pensava più a noi? Chi ci puliva, pettinava, rassettava i panni? Chi ci accarezzava? Oh quante volte ho sospirato gli amorosi scappellotti della mamma!
   Mio padre non poteva lasciare il lavoro, che saremmo morti di fame. Una zia ladra e ghiottona ebbe l'incarico della casa; essa rubava tutto ciò che le capitava sottomano, divorava quello che trovava di buono, lasciando per noi la roba fradicia e puzzolente. Addio scuole, addio zio Martino, parenti, compagni, amici, addio tutti!
   Disperazione e miseria sono con noi. La morte ed il carcere è serbata ai miseri! Eppure abbiamo un padrone in cielo, Iddio, un signore in terra, il Re: in quei tempi avevamo Francesco II per Re, Maria Cristina per Regina; la santa ed il Re buono dei Napoletani; ma essi pensavano alle feste ed alla gloria, mentre, noi morivamo di fame.
   Dopo un faticoso aborto mia madre parve migliorare, e si fu allora che il padre mio partì per Venosa, alla dipendenza dei signori Santangelo per tosare le pecore e mietere campi di grano.
   Don Vincenzo C... l'assassino della mia madre, chiuso nel suo palazzo aveva frattanto pensato al pericolo di una vendetta e, prudentemente, era riuscito ad ottenere che mio padre venisse cassato dal ruolo delle guardie urbane, in conseguenza di che gli fu tolto il fucile.
   Ma Iddio non paga il sabato; un bel mattino Don Vincenzo, tutto solo si recò in campagna caracollando un superbo morello. Era armato come un cavaliere antico; pistole all'arcione, fucile a bandoliera, pugnale. Ma con tutto ciò prima di arrivare al punto detto La Torre, a tre miglia circa da Rionero, fu accolto da una fucilata, che lo fece ruzzolare insanguinato a terra. Un altro uomo vegliava sopra di lui ed informato precisamente di quella gita da una spia di casa, misurando luogo, tempo, ebbe agio di dar sfogo al suo odio, quasi certo dell'impunità, poiché egli ben sapeva che la colpa del mancato assassinio non sarebbe caduta su lui, ma su un altro che egli infamemen-
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