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Io brigante

Carmine Crocco Donatelli
Tipografia G. Grieco, 1903, pagine 98

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   te, a mezzo di vigliacche e false testimonianze avrebbe indicato alla giustizia degli uomini.
   Disgraziatamente la mano del vile tremava, forse non per l'assassinio che egli si accingeva a compiere, ma per la falsa denunzia colla quale preparava la condanna d'un innocente; e fu così che la palla sfiorò la fronte di Don Vincenzo C..., portandogli via una ciocca di capelli.
   Il tentato assassinio di Don Vincenzo doveva essere punito anche a rischio di far vittime innocenti; bisognava assicurare i rei alla giustizia, od almeno fare qualche arresto, anzi molti arresti, per far vedere che gli sgherri del generale Del Carretto, non se ne stavano colle mani nella cintola. Chi credete che sia stata la prima persona arrestata?
   Mio padre! Sì, sì proprio mio padre, il quale nell'ora del misfatto si trovava a Venosa, in casa di Don Felice Santangelo, a nove miglia da Rionero.
   Non valsero le dichiarazioni dei suoi padroni di Venosa, né le testimonianze di ventotto persone di specchiata probità che lavoravano assieme a mio padre; la causa a delinquere era così evidente, così naturale in lui, che niuna testimonianza poteva distruggere la convinzione ch'egli fosse l'assassino materiale e così Francesco Donatelli posto in nudo carcere, venne sottoposto a procedimento penale.
   Con mio padre vennero pure arrestati altri cinque poveri diavoli, carichi di numerosa famiglia contro i quali la polizia aveva trovato una lontana ragione a delinquere contro Don Vincenzo. E con queste causali ne avrebbero dovuti arrestare parecchi altri, poiché la prepotenza eccessiva del signorotto era tale, che egli aveva questionato con tutti i contadini del luogo, ora per ragioni di passaggio, ora per derivazione di acque, ora pel pagamento degli affitti, per la divisione del raccolto ecc.
   E pensare che quei severi giudici fantasticando sulle cause del delitto non ricordavano il famoso detto «Cherchez la fem-me!». Sicuro, proprio la donna, una druda di Don Vincenzo era stata la mandante. E quante lacrime per quella lurida fem-minaccia.
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