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Io brigante

Carmine Crocco Donatelli
Tipografia G. Grieco, 1903, pagine 98

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Chi può considerare il dolore di un uomo innocente posto in carcere, con pericolo di cadere in mano del boia. Il reo non ha dolore poiché la sua coscienza si cheta e per lo più diciamo: ho mancato e soffro un castigo che mi sono meritato; ma l'innocente non ha requie, l'innocente non sa darsi pace della libertà perduta, dell'infamia che copre il suo nome, e piange, maledice, impreca... ma tutto invano.
   La prigionia di mio padre ebbe il contraccolpo nella malandata salute di mia madre. Quando la povera donna seppe dell'arresto del marito restò pietrificata, non volle più prender cibo ed in breve smarrì la ragione. Una volta piangeva, poco dopo rideva, ora si buttava giù dal letto, ora tentava uscir sulla strada in camicia, distruggeva tutto ciò che le capitava nelle mani, e guai a noi se le andavamo vicini, minacciava strozzarci. L'unica persona che potesse avvicinarla e che esercitava su di lei un ascendente era suo fratello, il quale però aveva una nidiata di figli e più che a mia madre doveva attendere a zappare la terra per dar da mangiare alla famiglia.
   Mio padre dal carcere di Potenza scriveva lettere strazianti, raccomandava ai parenti, agli amici la moglie, i figli, ma intanto il piccolo patrimonio nostro andava liquidandosi e la più squallida miseria in breve battè alla porta di casa nostra.
   Lo zio, il fratello di mia madre, riunì a consiglio tutti i parenti, e fu deciso che la sorella Rosina se ne andrebbe con la zia materna. Antonio andò in casa di uno zio paterno e morì poco dopo bruciato vivo; Marco, il più piccolo, capitò sotto le unghie di quella zia ladra che durante la malattia della povera mamma, si era rubato ogni cosa. Donato andò a pastorare le pecore presso un signore, ed io seguii la sorte del fratello presso altro signore in Puglia.
   Lontano dal mio paese, da mia madre pazza, da mio padre carcerato, io crebbi conducendo al pascolo armenti, crebbi col veleno nel cuore, colla rabbia nell'animo, col vivo desiderio di offendere.
   Un giorno, dopo molto tempo, mi si volle a Rionero per tentare un esperimento presso mia madre nella speranza di renderle la perduta ragione. Appena giunto in casa e vista mia
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