Prima e principalissima è stata quella poca istruzione che lo zio Martino con religiosa pazienza seppe impartirmi. E come nel regno dei ciechi lo sguercio è considerato signore, così io mescolato fra tanta plebe rozza e analfabeta, io che sapevo scrivere una lettera, che facevo versi all'innamorata, mi sentii sommamente a loro superiore.
La vita nomade condotta da fanciullo quale guardiano di cavalli, contribuì in non poca guisa a sviluppare in me il germe della grandezza.
Girando per le fiere avevo visitato Bari, Barletta, Andria, Altamura, Foggia, Gravina, Cerignola, quindi avevo appreso che il mondo, che la vita non era racchiusa tra i confini del Vulture e le boscaglie di Monticchio.
Nei contratti di vendita che si stipulavano quotidianamente vedevo le monete d'oro correre di mano in mano, ed i miei padroni aumentare il già pingue patrimonio, senza una fatica al mondo anzi standosene seduti all'ombra nelle ville loro; e pensavo al perché fosse a loro riservata tanta fortuna, e miseria per noi che eravamo i soli a lavorare.
Aggiungi a tutto ciò un animo ulcerato dalle sventure di famiglia e non sarà difficile renderti ragione come abbia di poi trasmodato in tanta guisa, rendendomi col tempo celebre non per virtù e per bene ma per infamia e per male. Mio padre fu sordo alle mie proposte; mostrandomi praticamente come egli fosse felice nella sua miseria, cercò calmare i miei istinti di grandezza e mi consigliò a mantenermi modesto e lavoratore.
Lo lasciai al suo podere o meglio al podere del suo padrone e di comune accordo decidemmo che io sarei ritornato in Rionero a cercar lavoro conducendo meco la sorella Rosina.
Quivi vissi felice un po' dì tempo lavorando il terreno di un proprietario certo Don Biagio Lo Vaglio.
Alla masseria di questo signore benefico e buono vi erano numerose famiglie di contadini, i quali conoscendo le sventure della mia famiglia mi colmarono di gentilezze e di bontà. Il fattore, Marco Consiglio, mi assegnò la quota di terreno n. 85, un paio di buoi, la stalla n. 5, l'aratro e gli strumenti da lavoro, e mi accolse quale figlio.
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