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Io brigante

Carmine Crocco Donatelli
Tipografia G. Grieco, 1903, pagine 98

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   In breve colla volontà e coll'assiduo lavoro m'impratichii nell'arte di agricoltura e potei dedicarmi da solo a coltivare la mia quota.
   Nel primo anno il raccolto fu fecondo ed il bene di Dio compensò il mio sudore. Grano, granone, piselli, ceci, fagiuoli, patate, zucche, pomidoro, erano così abbondanti che io non sapevo dove metterli. Oh terra, madre feconda!... perciò Iddio mandò Adamo lo fece contadino e non Re!...
   Fatto il raccolto, pagato il fitto ed il pedaggio dei bovi, trovai che avevo guadagnato due lire al giorno, mentre prima, dall'altro padrone, ricevevo 36 centesimi e dovevo lavorare il triplo e, quello che peggio, ero schiavo notte e giorno.
   Io ero felice e contento e più di me la mia sorella Rosina che da piccola massaia mi teneva la casa in ordine perfetto.
   Alla sera ci riunivamo in parecchie famiglie in una stalla a sentir le storie che ci raccontavano i vecchi. Ricordo un bel tipo settuagenario, ancora vegeto e robusto, che sapendo scarabocchiare il suo nome, voleva passare assolutamente per scienziato, e guai a contrariarlo. Egli ci parlava dei tempi della repubblica e affermava di aver preso parte alla caduta di Vienna, alla presa di Berlino, alla battaglia di Iena ed alla ritirata di Mosca. Aveva memoria ferrea e ricordava fatti storici avvenuti sotto il governo di Giuseppe Bonaparte e sotto quello di Giocchino Murat e del brigantaggio al tempo del Cardinale Ruffo. Dopo il racconto di scene brigantesche commesse dai numerosi capibanda, dal Van-darelli di Foggia al Fra' Diavolo di Itri, da Talarico a Taccone, quel vecchio, sagace ci ammaestrava dicendo: «Figliuoli miei cercate di essere sempre buoni, con la legge, coi superiori, coi signori; fuggite i cattivi compagni, fate del bene quando potete, così facendo godrete libertà e stima e sarete sempre uomini dabbene, che pur essendo poveri, servendo onestamente, si tira avanti la vita e Iddio provvede a tutto. Vedete figliuoli miei io sono più contento di mangiare ghiande cotte sotto la cenere, che polli e capponi di provenienza furtiva, e vi dico sopra il Vangelo, che vai più un carlino stentato col sudore della propria fronte, che centomila ducati rubati».
   Ah povero vecchio, poteva mai supporre, che colui che gli
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