Stai consultando: 'Io brigante ', Carmine Crocco Donatelli

   

Pagina (21/98)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (21/98)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Io brigante

Carmine Crocco Donatelli
Tipografia G. Grieco, 1903, pagine 98

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   fare vostro padre, risposi, vi avrei data una fucilata; dopo avrei preso il vostro cavallo, mi sarei recato da mio padre, e seco lui avrei fatto giustizia di tutti i testimoni che vennero a dire il falso contro mio padre».
   Il Signorino parlò a lungo, disse che le colpe dei padri non devono cadere sul capo dei figli; mi assicurò ch'era disposto a soccorrere tutte le vittime di suo padre, a cominciare dalla mia famiglia, e mi offrì il posto di fattore in una sua masseria.
   Ringraziai, ricusando il posto di fattore ed accontentandomi di avere in affitto tre tumoli di terra, coi quali speravo guadagnare i duecento scudi necessari per esimermi dal servizio militare. Il Signorino voleva a tutti i costi offrirmi in regalo la somma per l'esenzione del servizio, ma rifiutai, pregandolo di offrirmi quanto mi sarebbe mancato al momento della leva.
   Così rimanemmo intesi ed io me ne tornai a casa pieno di entusiasmo per Don Ferdinandino e lieto di speranze per me.
   Ma il destino mi era contrario.
   Il giovane patrizio essendo immischiato nei partiti politici, nella rivoluzione del 15 maggio 1848, in Napoli fu trucidato dagli Svizzeri mercenari sotto il palazzo del Duca di Gravina, e mancandomi il suo appoggio e conseguentemente i duecento scudi, dovetti recarmi alle bandiere.
   Eccomi soldato di Ferdinando II; partii da Potenza il 19 marzo 1849, arrivai a Napoli il 26, ammesso al 1 reggimento d'artiglieria.
   Il 24 giugno andai a raggiungere la mia compagnia di sede di Palermo.
   Il servizio militare mi era simpatico, e non mi pareva pesante; quello che non potevo soffrire era il vedere quasi tutti i giorni bastonare i compagni, che per non essere attenti cadevano in qualche mancanza disciplinare. In quanto a me abituato al duro tratto dei castaidi pugliesi, la disciplina rigida e severa non mi spaventava. Sulle prime piangevo pensando al paese, agli amici, alla fidanzata (che si scordò subito di me sposando un altro, che poi io le tolsi per farlo brigante); ma grado a grado mi abituai e fui ottimo soldato di rara condotta, come risulta dai ruoli matricolari del I reggimento artiglieria, 2- compagnia.
   Il 16 dicembre 1851 partii da Palermo ed il 18 stesso mese
   28