giunsi a Gaeta mia nuova guarnigione, ove mi trovai meglio essendo meno lontano da' miei cari.
Mia sorella aveva frattanto raggiunto i suoi 18 anni. Era di statura giusta, di complessione snella, aveva la testa coperta da una selva di biondi capelli, mento ovale, occhi neri, naso e bocca giusti, viso tondo, petto largo e gonfio.
La poveretta senza padre e senza madre, lontani, separata dal fratello, soldato, campava lavorando 14 ore al giorno, ed era felice nella sua miseria. Carattere fiero ma indole amorosa non era rimasta indifferente alle proteste d'amore di un suo coetaneo contadino, onde di tanto in tanto canterellava:...palombella che zompa e vola nelle braccia di Nenna mia...
Ma un giorno una donna infame, una mezzana, certa Rosa... con finta ipocrisia e falsa affezione cercò insinuarsi nell'animo vergine della pastorella e quando credette il momento le propose il turpe mercato con un signorotto certo Don Peppino C...
N'ebbe in risposta una rasoiata in viso, equo compenso all'iniquo mestiere. La sfregiata nascose la sua ferita, mia sorella fuggì in casa dei parenti chiamando loro in protezione ed aiuto.
Stavano così le cose quando ricevetti da Rionero lettera colla quale mi si narrava l'accaduto.
Lascio alle persone di cuore il considerare quale fosse lo stato dell'animo mio nel leggere quella lettera, quale tempesta agitò il mio cuore. Un disonesto ci aveva trascinato nella miseria e alla disperazione, un altro della stessa specie, di una casa infame (poiché sei fratelli avevano cadauno la propria ganza, consapevole la madre, anzi questa serviva da mezzana) voleva toglierci l'onore e la reputazione.
Non potendo più tollerare tanta iniquità sociale, mi frullò nelle vene quel sangue inacidito che da fanciullo aveva cominciato a guastarsi. Una voce mi gridò: «Ah non ti ricordi che da piccolo era qualche cosa sulla terra, è ormai tempo di metterti all'opera e di finire una volta di essere vile».
Avevo da tempo in sospeso una quistione di onore: mi liberai di quel tale che da tanti giorni mi era d'impaccio, poscia strisciando al suolo come un serpente per Mola, Caserta, Avellino, giunsi alla casa di mia sorella in Rionero.
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