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Io brigante

Carmine Crocco Donatelli
Tipografia G. Grieco, 1903, pagine 98

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   avevano sostenuto brillantemente il battesimo del fuoco in un scontro coi militi di Atella.
   Conveniva trarre vantaggio da tutto ciò che poteva essere utile alla nostra esistenza, cercare per quanto era possibile l'ausilio dei pastori, dei poverelli, approfittare della crassa ignoranza dei nostri cafoni, per apparire ai loro occhi, non come malfattori comuni, ma come vittime di un'ingiustizia; farsi paladini di un'idea, di un principio e con esso e per esso aver aiuto materiale e morale di tutti coloro che, non contenti del loro stato, avevano nel cuore un'amarezza e nella mente l'idea della ribellione.
   La reazione che in qualche punto cominciava a rialzare il capo fu per me arma potentissima che valse a rendermi forte e temuto.
   Per quanto deficiente d'istruzione letteraria, l'ingegno non mi faceva difetto, onde compresi tosto tutto l'enorme vantaggio che mi sarebbe venuto facendomi banditore d'una lotta reazionaria. Coll'aiuto di abili confidenti, seppi in breve accaparrarmi tutti coloro ai quali la rivoluzione era stata di danno, dai più sfegatati borbonici, ai melliflui liberali, dagli impiegati, che avevano perduto un lauto stipendio, ai preti e ai frati, resi furibondi dalla legge contro i possessi del clero.
   Segretamente aiutato dagli uni e dagli altri, il povero pastore di capre, andava man mano acquistando potenza e prestigio, tanto che il nome di Crocco, per tutte le campagne del Melfese, veniva accolto con entusiasmo, come già un Masaniello per Napoli.
   E dopo tanti anni passati in carcere, ancor oggi sento entusiasmarmi pensando ai primi giorni dell'aprile 1861, quando dalla boscaglia di Lagopesole, alla Ginestra, a Barile, a Ripa-candida, per tutto il Melfese ero acclamato quale novello liberatore ed accolto con onori veramente trionfali.
   Il grido d'onore dei miei satelliti era un evviva pel caduto Francesco II (da me costantemente aborrito), l'emblema una bandiera bianca con nastri azzurri; le armi ci erano fornite segretamente; i cavalli in parte requisiti e in parte avuti in dono. Comitati reazionari con arruolamenti segreti fornivano l'elemento