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Io brigante

Carmine Crocco Donatelli
Tipografia G. Grieco, 1903, pagine 98

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   uomo, onde in breve ebbi ai miei ordini un piccolo esercito, del quale n'ebbi regolarmente il comando, quale Generale ufficialmente nominato e riconosciuto da tutti i centri dipendenti.
   Promettevo a tutti mari e monti, onore e gloria a bizzeffe; ai contadini facevo balenare la certezza di guadagnare i feudi dei loro padroni, ai pastori la speranza d'impadronirsi degli anneti affidati alla loro custodia; ai signorotti decaduti il recupero delle avite ricchezze e la gloria degli smantellati castelli, a tutti molto oro e cariche onorifiche.
   E così mentre io facevo servire da puntello al mio potere tutto l'elemento infimo, ignorante ed ambizioso, il clero ed i nobili borbonici si servivano dell'opera mia per avvantaggiarsi nella reazione.
   La mancanza di truppe regolari nei paesi ch'io percorrevo, era incitamento ai più titubanti per darsi in braccio alla reazione; in ogni canto della Basilicata si parlava con certezza di una imminente levata di scudi del decaduto Franceschiello, appoggiato dall'Austria, dalla Spagna, e tacitamente aiutato dalla Francia, anzi si vociferava che un poderoso esercito, domata la Puglia, avanzasse vittorioso e trionfante verso la Basilicata.
   A poco a poco io mi trovai quasi involontariamente a capo dei moti reazionari e m'ingolfai in essi, sicuro di ricavarne guadagno e gloria.
   Abilmente preparato il moto reazionario scoppiò il 7 aprile alla Ginestra. Contadini, pastori, cittadini di ogni età e condizione al grido «Viva Francesco II», corsero ad armarsi di fucile, di scure, di attrezzi colonici e in massa compatta avanzammo su Ripa-candida. La notizia che le guardie mobili di Avigliano e Rionero movevano unite contro di noi, portò un po' di sgomento nella mia gente; conveniva a me, all'inizio della spedizione, non espormi ad una facile sconfitta, affrontando i militi nazionali in aperta campagna. Una disfatta anche parziale avrebbe influito enormemente sullo spirito delle popolazioni, facendo svaporare quell'entusiasmo popolare, ch'io con tanto lavoro segreto, avevo grado a grado saputo destare per ogni dove. Ad una lotta aperta e cruente preferii la guerra d'astuzia, per cui, lasciata la via, m'internai nei boschi ove sarebbe stato facile l'agguato e la vittoria.
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