Sapevo che la città (8000 abitanti) era preparata a difesa e che in aiuto della guardia civica erano giunti i militi di Palazzo S. Gervasio, ma sapevo altresì che in paese la mia venuta era attesa da molte persone, e che queste non erano tutti il popolo, ma in buona parte signori.
A mezza via fui informato che la milizia civica, allarmata dalla forza che era ai miei ordini, aveva deciso chiudere le porte, asserragliare le vie, portandosi ad occupare il castello.
Giunto in vicinanza della città, ripartii la mia forza in diversi gruppi a cadauno dei quali assegnai un settore di attacco; mentre ero occupato in tale operazione, vidi sventolare dall'alto delle chiese alcune banderuole bianche, segnale a me ben noto, per cui ordinai senz'altro l'attacco. Ma fu un attacco incruente, poiché scavalcate le mura mi vennero aperte le porte senza colpo ferire, ed io entrai coi miei occupando subito la piazza principale, di dove mossi per assalire il castello.
Dalle grida di gioia e di furore dei miei, a cui faceva eco l'acclamazione popolare, la difesa comprese tosto essere vano ogni suo sforzo; pochi colpi di fucile sparati contro la mura ebbero il merito di ottenere una resa a discrezione, sotto promessa di lasciar a tutti la vita.
Venosa era mia ed in men che non si dica io ricevevo le congratulazioni dei maggiorenni, mentre a migliaia affluivano a me le suppliche d'ogni genere e specie.
Prima mia cura fu di spalancare le carceri, nominare un consiglio reggente e pubblicare il nome delle persone che dovevano aver rispettate la proprietà e la vita, pena la morte ai trasgressori.
Dal 10 al 14 io rimasi coi miei in Venosa spogliando, depredando, imponendo taglie, distruggendo uomini e case, facendo man bassa su tutti coloro che erano nemici della reazione.
Dopo Venosa era stata decisa l'occupazione di Melfi, dove i nostri amici avevano tutto preparato perché fossi accolto cogli onori dovuti al mio grado.
Il 14 aprile 1861 lasciai Venosa e mi gettai su Lavello accolto da quella popolazione al grido «Viva Francesco II».
Raccolto in paese quel poco che ci fu dato trovare, stante le poche risorse sue e nominata la solita Commissione a governo
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