del Municipio, mi affrettai avanzare su Melfi che con plebiscito popolare aveva decretato decaduto il potere regio.
Fra le non poche soddisfazioni ch'io pure provai nell'avventurosa mia vita, io ricordo con viva compiacenza la maggiore, la più splendida, quella cioè che accompagnò il mio ingresso nella città di Melfi, capoluogo di circondario. A qualcuno, leggendo queste memorie, potrà apparire esagerato il mio scritto, ma giuro non sul mio onore, ma sulla sacra memoria di mia madre, che non esagero, che non mento, e d'altronde credo che parleranno di ciò i documenti ufficiali.
Ai piedi della non breve salita che, staccandosi dalla rotabile, conduce alla porta principale, fui accolto, al suono delle musiche, da un comitato composto delle persone più facoltose della città, mentre suonavano a distesa le campane a festa, e dai balconi, gremiti di persone e parati con arazzi variopinti, le donne lanciavano fiori e baci.
Giunto sulla piazza principale il signor... dall'alto del suo sontuoso palazzo dopo un acconcio discorso inneggiante le virtù e glorie del governo Borbonico, invitò il popolo ad acclamare in Crocco, il fiero generale del buon Re Francesco II.
Rispose a quell'invito un triplicato «Evviva a Crocco», mentre sparavano per le vie i mortaretti in segno di maggior contento.
Nella chiesa, addobbata riccamente per me, era stata esposta la Madonna del Carmine, perché io rendessi omaggio devoto alla Vergine che mi aveva protetto portandomi vincitore e illeso dopo tante ed aspre lotte. Alla sera del mio ingresso per tutta la città vi furono luminarie, feste, balli e baldoria.
Siccome in Melfi, come già dissi, la restaurazione mi aveva prevenuto, io trovai già emanate tutte le disposizioni opportune, anzi quei signori mi avevano del pure prevenuto distruggendo tutti gli archivi (miei nemici mortali) ed aprendo le carceri, come era mia costante abitudine.
Non altro però, mostrando un massimo rispetto per me, quei padri consiglieri vollero ch'io sanzionassi l'opera loro, cosa ch'io feci approvando tutte le disposizioni da loro date e prese.
I nemici della restaurazione furono proscritti, i loro beni