Capitolo Quarto Generale dei briganti
Siamo al 10 agosto dell'anno 1861; mi presento a te, cortese lettore, non più come capo riconosciuto dei moti reazionari, ma bensì come generale di formidabile banda brigantesca.
Ho il cappello piumato, la mia tunica ingallonata, un morello puro sangue, sono armato sino ai denti, e quello che più conta, esercito il comando su mille e più uomini, che muovono ed agiscono ad un mio cenno.
Sul far del giorno mi avvicino verso un paesetto, nominato Rovo del Monte, situato sul pendio di una collinetta, ombreggiata da fronzuti castani, da ubertosi vigneti. Qua e là per l'om-breggiante terreno incontro piccole ma ridenti villette e grosse masserie. Spicca da lungi una gigantesca torre, che sovrasta sul diroccato castello feudale, e palesa l'antichità del villaggio.
Ho ai miei ordini 1200 uomini e 175 cavalli; le campane della parrocchia suonano a stormo, indizio certo che gli abitanti si preparano alla difesa delle loro vite, delle loro sostanze e del loro onore. Mi fermo ad un mezzo miglio distante dalle prime case; e scrivo al Sindaco ed alla Giunta la seguente lettera:
«Egregio sig. Sindaco e Signori di Ruvo del Monte.
Sono qua in presenza vostra, non per farvi male, ma bensì per pregarvi affinché le SS. LL. Ill.me abbiano la bontà di fornirmi per oggi il foraggio per 1200 uomini e 175 cavalli, pagando lo sconto in oro sonante.
Fatto ciò proseguirò il mio cammino; spero che Loro nobili signori esaudiranno la mia preghiera e non mi obbligheranno ricorrere alla forza. Dò un'ora di tempo per rispondere.
Sono: Carmine Donatello Crocco».
Dopo mezz'ora ricevo la seguente risposta:
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