«Vedrete, vedrete cosa sapranno fare questi miei pastorelli», mormoravo tra me e me. «Qui tra noi non troverete il lusso di fucili rigati, ma vecchi archibugi, non sciabole affilate e accu-minate, ma scuri taglienti, pistole a pietra focaia, lunghi pugnali, coltelli catalani. Senza il lusso di ricche uniformi, anzi laceri e scoperti, scalzi o con scarpe di tela, cappellaccio alla calabrese, cartuccera alla cintola, noi di pastorelli abbiamo solo le sembianze ma siamo pronti a ricevervi da pari a pari».
E con tali pensieri mi preparai alla lotta. Appostai dietro alla palafitta 800 uomini, i meglio armati ed i più risoluti; a circa 300 metri da loro, dentro il bosco, ne collocai 200 armati di fucile da caccia, colla missione di proteggere la ritirata in caso di sconfitta, mentre altri 200 collocai sul fianco al coperto per irrompere nel momento decisivo. Ogni drappello di 200 uomini era comandato da un capo, chiamato capitano, che aveva alla sua dipendenza sottocapi e sergenti maggiori. Per ogni 10 individui vi era un caporale. Gli uomini disarmati, per deficienza di fucili, ebbero l'incarico di trasportare i feriti dalla palafitta al bosco grande.
Ciò fatto mi consigliai col vecchio capitano Antonio Bosco, col luogotenente Francesco N..., col sottotenente Luigi Siciliano e coi vecchi sottufficiali dell'esercito borbonico, ed all'unanimità si convenne che le nostre posizioni erano formidabili e che solo l'artiglieria avrebbe potuto farci sloggiare.
Lasciai il comando di tutti al capitano Bosco, che, dopo giuramento, nominai colonnello, e poscia postomi alla testa dei cavalieri mi avanzai contro la truppa coll'intento di attirarla gradatamente sotto il tiro dei miei compagni appostati dietro la palizzata. In caso di sconfitta la ritirata doveva farsi in direzione di Monticchio verso la chiesa di S. Michele.
Rivolto ai miei vecchi compagni di mestiere, già avvezzi alla musica del piombo, ordinai loro di montare in sella e di prepararsi al cimento.
Erano con me il feroce Ninco-Nanco, il sanguinario Giovanni Coppa, Agostino Sacchetiello, suo fratello Vito, Giuseppe Schiavone, Michele Di Biase, Tortora Donato Teschetta, Gambi-ni, Palmieri, Cavalcante, Serravalle, Teodori, D'Amato, Caruso, Sorotonde ed altri.
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