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Io brigante

Carmine Crocco Donatelli
Tipografia G. Grieco, 1903, pagine 98

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   montesi, soldati vecchi avvezzi alla guerra, non fece come i nostri mobilitati, avanzò con ordine perfetto combattendo con un sangue freddo che mi faceva paura. Impavido attaccò di fronte e giunto a metà della salita i soldati presero la posizione di a-terra, iniziando contro di noi un tiro lento ma preciso, nell'intento di stancarci col fuoco, obbligarci a dar fondo alle munizioni e poscia assalirci con le baionette in canna. Chiamai in rinforzo i 200 uomini di riserva, che portai sulla linea di fuoco col-l'ordine di risparmiare possibilmente le munizioni.
   Il battaglione di guardia mobile, forte dell'esempio del 62° si riordinò anch'esso e con rapido cambiamento di fronte si portò all'attacco della mia ala sinistra, mentre quasi contemporaneamente il 62° al grido di «Savoia» si gettò sulla palafitta.
   Quel che successe più non ricordo; un frastuono terribile, f urli, bestemmie misti a lamenti di feriti, nubi di fumo che si elevavano in alto e coprivano per lo spazio di centinaia di metri, non lasciando distinguere quel che avveniva.
   Un capitano e dodici soldati penetrati arditamente nell'interno della palafitta erano caduti in mano dei nostri, mentre tutto all'ingiro si continuava a far fuoco.
   Finalmente la tromba del comando suonò ritirata, e fu per noi il miracolo della salvezza, poiché un minuto ancora ed i
   Ìiei allarmati da quell'attacco così accanito, sarebbero di certo ggiti, anzi molti si erano di già ritirati e ritornarono solo, avvisati della vittoria delle nostre grida di gioia.
   Erano le 12,^/4 e da circa 8 ore noi resistevamo all'attacco triplicato della truppa sotto i raggi del sol leone. Se la disparità marcatissima del numero così grande di noi in confronto dei meschini battaglioni che ci assalivano, non ci avesse resi forti e temerari, forse quel giorno avrebbe segnato lo sterminio della mia banda. E nonostante tanta disparità di forze, ci sarebbe toccata rovina completa egualmente, se il Comandante piemontese, non avesse commesso lo sbaglio di non far concorrere all'assalto i bersaglieri, lasciandoli inoperosi in riserva a sorvegliare i miei cavalieri. Contribuì eziandìo alla nostra salvezza la mancanza di cavalleria nella truppa; un plotone di arditi cavalieri avrebbe influito colle sue precise informazioni a far sì che non