si venisse a dar di cozzo contro una posizione rafforzata e cosi ben difesa.
Conveniva a me far vedere agli ufficiali ed alla truppa che la lotta sostenuta non ci aveva moralmente e materialmente allarmati, per cui ordinai al comandante i miei cavalieri di passare tosto la fiumana e portarsi in avanti a minaccia, spingendoci a masseria Occhio di Lupo.
Il Comandante piemontese, malgrado il caldo soffocante, la visibile stanchezza dei suoi e l'ora già avanzata, decise un ultimo attacco, ed a tal fine tolse i bersaglieri dalla riserva, che sostituì con 500 uomini di guardia nazionale. Di ciò si avvide il feroce Giuseppe Nicola Summa, detto Ninco-Nanco, il cui solo nome metteva terrore nelle popolazioni. Da uomo scaltro, ben conoscendo che quei militi erano armati di fucili da caccia privi di baionette, e che la massa era composta in genere di padri di famiglia, e di non pochi borbonici arrabbiati, divenuti liberali loro malgrado, Ninco-Nanco decise tosto di attaccarli coi suoi uomini a cavallo. Detto fatto, per un trattura coperto si avvicinò inosservato e poscia a galoppo sfrenato caricò furiosamente.
Sorpresi da tanta audacia i militi si sbandarono ed in loro soccorso dovette accorrere la truppa regolare, mentre Ninco-Nanco coi suoi, con abile dietro fronte si pose in salvo.
Quest'attacco inaspettato convinse il Comandante piemontese a lasciarci tranquilli per quella giornata almeno, ed infatti la truppa rientrò in paese.
Col mio binocolo ebbi mezzo di osservare la truppa che si ritirava e distinsi pure i miei, caduti prigionieri, che legati e scortati dai bersaglieri erano al centro della colonna.
Senza por tempo in mezzo scrissi questa lettera:
Masseria Signorelli, li 14 agosto 1861
«Signor Maggiore,
Mandami qua un capitano della truppa attiva e l'avvocato D. Emanuele Brienza, coi quali debbo conferire sulla sorte dei tuoi uomini caduti in mio potere.
Vostro devotissimo
Carmine Donatelli Crocco».
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